N.B.: Questo articolo è tratto dal precedente blog di Neorema Comunicazione.
Nelle occasioni in cui abbiamo analizzato la comunicazione politica e sociale che caratterizza questa stagione della vita del nostro Paese, abbiamo cercato di mantenerci il più possibile equidistanti dalle diverse posizioni politiche (vorremmo dire “postazioni”), opera questa non così difficile se solo consideriamo come tutto l’arco costituzionale sia, ahinoi, lontano anni luce dai princìpi della Comunicazione Etica.
Quando si ha a che fare con i valori però (come sono anche quelli etici) non si può più prescindere dall’esercitare quello che secondo noi è un DIRITTO naturale dell’uomo: la facoltà di esprimere un giudizio.
Spieghiamo meglio.
I valori, qualsiasi essi siano, guidano e orientano azioni e scelte degli individui; è del tutto utopistico oltre che dis-funzionale e dis-umano pretendere l’astensione dal giudizio, facoltà questa che ci distingue dagli altri esseri viventi…
…sarebbe come dire agli uccelli, cui sono state date le ali per permettere loro di fare ciò che è negato agli altri, che volare è “moralmente” sbagliato !
Ed eccoci al punto.
La regola morale (di qualunque matrice essa sia) ci impone di “dis-umanizzarci” (come spesso accade con le morali !) rinunciando alla facoltà del giudizio; il principio etico invece garantisce quel diritto naturale alla determinazione di ciò che è “giusto” o “sbagliato” per noi che, semplicemente, è proprio il “giudicare”: sottrarre ad un essere umano questa sua facoltà significa degradarlo all’omologazione e all’appiattimento (utile nel “controllo delle masse”), significa privarlo della libertà di pensiero (è sofistico ed ipocrita infatti pensare di limitare l’anatema sul giudizio alla sola “esternazione verbale”), significa derubarlo della sua identità.
Il limite semmai deve concretizzarsi su un altro fronte: la condanna !
Una cosa è giudicare (diritto naturale sacrosanto che non lede quelli altrui), un’altra è condannare.
Come si può pretendere che una persona posta di fronte, per es., ad un evento che non ritiene “giusto” possa astenersi dal GIUDICARLO indesiderabile o dannoso ??
Come si può pensare di sottrarre questo diritto, vogliamo ribadirlo, naturale ??
Allora è giunto il momento di fare davvero chiarezza: condannare “no” ma giudicare “sì” !
Su questa differenza abilmente taciuta per centinaia di generazioni si è creato nel tempo un veleno morale che spinge gli individui alla vacuità, superficialità e genericità delle opinioni e alla diffidenza reciproca…
…sì, perché, curiosamente e senza coerenza alcuna, ci hanno “insegnato” che non si deve “giudicare“ ma anche che chi non prende una posizione è personaggio ambiguo e multiforme, in ultima analisi inaffidabile o pericoloso (quando non “vigliacco”): beh, delle due, l’una ! Come posso prendere una posizione se prima non giudico la situazione ed i suoi attori ?
Ciò premesso (alla faccia della premessa) Neorema vuole esprimere un giudizio estremamente negativo e lesivo dei princìpi etici cui si ispira, sull’opera di distorsione e manipolazione delle notizie che quotidianamente sta avvenendo sotto i nostri occhi e a nostro danno, a tutto vantaggio di un’azione di governo del nostro Paese volta alla salvaguardia degli interessi di pochi (n.b. “interessi”, e non “diritti”…occhio alle parole che vi dicono, il semplice cambio di un termine stravolge il significato di un intero atto legislativo !)
1) Moltiplicate le fonti di informazioni da cui attingete i dati così da esprimere al meglio i vostri giudizi (da una parte come dall’altra !)
2) Tenete bene a mente che il diritto al giudizio vi appartiene: se così è, allora avete anche diritto di ricevere tutti i dati per poterlo formulare compiutamente
3) Verificate quanto vi viene detto
4) Ricordate che la comunicazione è sempre finalizzata: domandatevi qual è il fine
5) Coltivate e recuperate la memoria degli eventi: parole e fatti devono andare d’accordo
6) Ponete attenzione alle “divisioni” e agli antagonismi creati ad arte
Stiamo ballando sul ponte del Titanic e ci fanno litigare fra noi per stabilire chi sia l’autore del pezzo che l’orchestra sta suonando…




