COS’E’ IL PENSIERO SISTEMICO?
l pensiero sistemico è la disciplina che studia le connessioni causali e retroattive tra gli eventi al fine di comprenderli, prevenirli e influenzarli al minor costo di intervento possibile..
Sin dalla scuola ci insegnano ad “analizzare” ciò che è complesso, cioè a scomporlo nelle sue diverse parti, perché l’insieme è troppo “difficile”.
Così facendo finiamo non solo col perdere la visione complessiva, ma anche il senso, il significato e la portata di quello stesso elemento nel suo contesto: lo osserviamo come se fosse un’entità a sé stante.
Ma purtroppo non è così: sarebbe come pensare di guarire un cuore malato senza preoccuparsi di verificare se l’organismo che dovrà continuare a ospitarlo è sano.
Affrontare la complessità con la sola arma dell’analisi rischia di aumentare il grado di confusione e di frustrazione.
I sistemi umani infatti sono dinamici, proprio perché composti da persone, e non rispondono alle “regole della logica” né seguono equazioni o funzioni matematiche: la logica tradizionale è inadeguata ad affrontarli perché utilizza sequenze di causa-effetto anziché considerare le molteplici combinazioni di fattori che, influenzandosi gli uni con gli altri, danno vita e mantengono il sistema (v. def. di sistema).
In una parola, le logiche lineari sono semplicemente lo strumento “sbagliato”: per questo motivo il pensiero sistemico le accantona e fonda il suo funzionamento sul pensiero circolare.
UN PUNTO DI VISTA SISTEMICO
escrivere le condizioni di un sistema attraverso l’analisi delle sue singole parti sarebbe come provare a spiegare dove si trova la “sensazione” di benessere fisico che proviamo quando tutti i nostri organi e funzioni corporee sono in perfetto stato: di fatto è il sistema “che sta bene” e la condizione di benessere è sistemica, non di un solo componente.
Se così è, allora anche influenzare o “riparare” un sistema non può consistere in un intervento sul solo componente “guasto” ma piuttosto in un riequilibrio di tutte le sue parti e delle relazioni che le legano; che sia un organismo vivente, un gruppo familiare, un’azienda, una comunità, uno stato, la società, ebbene l’assenza di un approccio sistemico non può che mantenere in vita quegli stessi problemi che cerchiamo di risolvere.
E ancora: la vita di ciascuno di noi, le nostre convinzioni, i nostri valori, la nostra identità, i nostri comportamenti, ciò che pensiamo, non sono forse un sistema? Un sistema, a dire il vero, anche molto complesso… e come dovremmo affrontarlo se non sistemicamente ?
Ciascuno di noi è un sistema che si muove in un “mondo” di sistemi: analisi e logica non possono bastare.
COME SI COMPORTA UN PENSATORE SISTEMICO ?
ssere un pensatore sistemico significa cambiare molte abitudini di pensiero e adottare diversi nuovi comportamenti. Vediamo tre esempi.
1. Il pensatore sistemico deve determinare quali siano i confini del sistema.
È uno degli aspetti più delicati che un system thinker debba affrontare.
Prendi in esame questa semplice affermazione: “ho svolto male il mio lavoro (causa) e quindi sono stato rimproverato dal capo (effetto)”.
In questo caso, considerare come confini del sistema il solo binomio “operatore – supervisore” può, come evidente, essere non risolutivo e non prevenire il ripetersi del problema; ciò perché la radice della cattiva prestazione può risiedere altrove: mancanza di formazione o informazioni, bassa o inefficiente collaborazione di altri reparti, problemi personali o relazionali, mancanza di risorse, regole non scritte, obiettivi contrastanti, una cattiva prestazione precedente (ecco la circolarità) e la lista può essere molto lunga.
D’altro canto considerare un sistema troppo ampio può essere dispersivo: per es. tirare in ballo il Reparto Assemblaggio che si trova dall’altra parte del paese potrebbe comportare il coinvolgimento di variabili inutili e fuorvianti.
Per di più, il problema della determinazione dei confini non è solo spaziale ma anche temporale: l’evento in questione infatti può essere stato “causato” in un punto del sistema lontano anche nel tempo, in un passato persino remoto (e avrà certamente conseguenze in futuro).
Ignorare quest’aspetto significa adottare soluzioni sintomatiche, orientate a risolvere o “curare” gli inconvenienti di quel momento ma che lasciano intatte le cause sottese che non tarderanno a ripresentarsi causando altri guai.
2. Il pensatore sistemico deve scoprire quali connessioni ci sono con altri punti del sistema e come queste agiscono.
Una volta determinati i confini di spazio e tempo, occorre individuare quali altri elementi del sistema sono connessi a quello in esame e che tipo di influenza essi esercitano. È in questo momento che occorre attingere alla conoscenza delle regole sistemiche e delle strutture fondamentali (ossia di ciò che non è evidente); la moderna ricerca ha studiato queste strutture e ha stabilito che sono in numero finito.
Queste, prese singolarmente o in combinazione tra loro, riescono a rappresentare tutte le situazioni in cui persone, gruppi, organizzazioni e società possono ritrovarsi; il risultato non sarà una semplice descrizione su carta ma un vero e proprio modello della realtà capace di evidenziare sia i punti “caldi” sia i punti in cui è possibile e consigliabile intervenire.
3. Il pensatore sistemico deve individuare il punto di leva.
Lo straordinario vantaggio che un pensatore sistemico vanta nei confronti di un analista è che mentre quest’ultimo concentra la sua attenzione e i suoi sforzi sul problema e sul suo
contenuto “qui e ora”, il primo individua un punto anche lontano del sistema nel (o in base al) quale attuare un intervento al “minor costo” possibile (energetico, economico, ecologico, di risorse) così che il sistema stesso possa amplificarlo fino alla misura necessaria.
Quando analizziamo un problema siamo soliti cercare come risolverlo mentre quando osserviamo un sistema dobbiamo cercare cosa ne impedisce il buon funzionamento, il miglior equilibrio alternativo; tolto l’incastro, l’ingranaggio gira.
E un incastro, c’è sempre…
A QUALI DOMANDE RISPONDE IL PENSIERO SISTEMICO ? QUALI BENEFICI TRARRO’ DAL DIVENTARE UN “SYSTEMS THINKER ” ?
o spazio garantito dai server che ospitano questo sito non basterebbe a contenere tutte le domande a cui il pensiero sistemico offre risposte, e questo per un motivo fondamentale…
…tutto accade e tutti vivono all’interno di un qualche sistema, nulla cioè può succedere al di fuori di esso: se qualcosa “c’è”, allora “c’è” anche un sistema, più o meno esteso e complesso.
Solo per fare degli esempi:
- ti sei mai chiesto perché quando stai per raggiungere un obiettivo sembra che questo ti sfugga o che tu stia rallentando?
- oppure che quando stai facendo progressi, improvvisamente la tendenza si inverte?
- perché il crollo è più veloce della crescita?
- ti è mai capitato di risolvere un problema e che proprio quest’azione pare crearne una sfilza di nuovi?
- o che qualcosa che credevi risolto da tempo, ritorni a farti visita?
- perché, per un’azienda, concentrarsi sul solo abbattimento dei costi è assolutamente letale?
- perché cambiare decisione in corso d'opera spesso peggiora la situazione?
- perché un gruppo di persone che prese singolarmente sono tutte molto valide, inserite in un contesto collettivo creano condizioni non desiderabili (anche per loro stesse)?
- perché se aumentiamo le corsie di un’autostrada questa sarà utilizzata ancora al massimo della sua portata?
- oppure, perché se aggiungiamo strade a una città per fluidificare il traffico, a parità di veicoli questo quasi certamente peggiorerà?
- esiste un limite alla crescita (per es. nell’industria) ?
- perché le migliori idee falliscono ?
Adottando princìpi e regole sistemiche potrai:
- incidere più efficacemente sulla tua vita, personale e professionale, attraverso l’identificazione dei modelli che la guidano e che la influenzano;
- anticipare eventi e conseguenze; in questo modo, per es., la pianificazione dei tuoi obiettivi sarà molto più efficace e vedrai molto lontano...
- scoprire le interconnessioni e i cicli di causa-effetto che sovrintendono alla relazione causale tra gli eventi;
- individuare i modelli mentali che creano i problemi così da evitare che si ripresentino;
- abbattere drasticamente il “costo energetico” dei tuoi interventi. (v. effetto leva);
- vedere le cose in maniera molto distinta: tutto ti sembrerà meno ostico, più “facile”, più comprensibile;
- migliorare la tua comunicazione, perché sapere esattamente di cosa parliamo ci rende chiari ed efficaci.
Il pensiero sistemico ti consentirà di individuare correttamente le responsabilità e di andare oltre il concetto di colpa; questo perché è la struttura di un sistema a determinare i risultati che osserviamo e non lo sforzo delle persone; un individuo per quanto si impegni o sia preparato non riuscirà a incidere su di essi se non adottando una visione sistemica.
Le tue relazioni personali e professionali ne riceveranno un beneficio straordinario perché i giudizi che emetterai saranno più equi e funzionali così come le decisioni che prenderai.
Il tuo livello di consapevolezza crescerà vertiginosamente poiché “guardandoti intorno” capirai finalmente la causa profonda degli eventi e come questi possono essere influenzati e controllati.
Nel lavoro è uno strumento essenziale perché team, aziende, gruppi, squadre, sono sistemi.
L’EFFETTO FARFALLA
hi non ha sentito parlare del “butterfly effect”, il principio in forza del quale un battito d’ali di farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas?
Forse, giunti a questo punto è persino doveroso citarlo. *
Come abbiamo già detto, che ci piaccia oppure no, ciascuno di noi vive dentro un qualche sistema (e di certo tutti ne condividiamo almeno uno, giusto?).
Inoltre, è altrettanto sicuro che il nostro sistema, il nostro ambiente, i nostri “spazio e tempo” vitali si fanno via via più complessi, interconnessi, difficilmente districabili; a ciò aggiungi l’eccessiva specializzazione della conoscenza e l’approccio sintomatico ai problemi, un binomio che non migliora certo le cose…
…hai presente le scelte di micro e macroeconomia fatte in questi anni dai governi nazionali di molte parti del mondo…?
Gli economisti, i politici, i manager hanno oggi a disposizione una quantità di informazioni sempre maggiore, ma distinguere quali di esse siano davvero utili è una sfida durissima; essere pragmatici e lungimiranti è un’ambizione lodevole ma come riuscirci è tutta un’altra cosa.
Il pensiero sistemico ci fornisce regole e modelli che ci mettono nelle condizioni di comprendere da cosa è composto un sistema e come agiscono i collegamenti fra gli eventi che lo animano: ciò è particolarmente importante perché più un sistema è complesso più è probabile che si scateni un “effetto farfalla” e che questo sia particolarmente significativo.
Il pensiero sistemico non è nulla di astrattamente teorico: è una disciplina costituita da regole concretamente applicabili con alle spalle una storia di più di mezzo secolo di ricerche, uomini, scienziati, applicazioni e successi.
Certamente più presente in altri paesi che in Italia (la sua teorizzazione più completa è targata MIT – Massachusetts Institute of Technology – la più prestigiosa università del mondo nella ricerca), il pensiero sistemico è un vero “salto quantico” nei settori dello sviluppo personale, sociale, economico, aziendale, manageriale e istituzionale.
In una parola, culturale.
Il pensiero sistemico è capire perché succede quel che succede chiedendoselo da un punto di vista sino a oggi colpevolmente poco frequentato; da un lato esso ci dimostra che non possiamo avere il controllo su tutto (idea, questa, non particolarmente amata dall’homo sapiens…) e che non esiste un sistema che non abbia un costo; dall’altro però ci insegna come minimizzarlo e come intervenire su di esso per spostarlo in un punto meno pericoloso per il sistema stesso.
Tutto ciò col minimo dispendio e con la massima efficacia…
* “Il 29 dicembre 1972 Edward Norton Lorenz, matematico e meteorologo, professore emerito al MIT noto ai più per essere il pioniere della Teoria del Caos, tenne un discorso a Washington in occasione del 139° Meeting dell’American Association for the Advancement of Science, dal titolo: «Prevedibilità: può un battito d’ali di farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?». In quell’occasione egli descrisse come certi sistemi mostrino una forte dipendenza dalle condizioni iniziali e come piccole variazioni in un sistema dinamico siano in grado di produrre enormi cambiamenti nel risultato a lungo termine. Com’è universalmente noto egli chiamò questo principio ‘effetto farfalla’ ”. – [dal libro “Il Grande Spreco” di Gianluigi Merlino, Ediz. Youcanprint – Narcissus, febbraio 2014]
MA SE IL PENSIERO SISTEMICO È COSI’ POTENTE ED EFFICACE, PERCHE’ NON SE NE PARLA? PERCHE’ NON È STATO DIVULGATO ?
sistono diverse ragioni che, prese nel loro insieme, determinano questo ritardo.
Vediamone alcune:
1. Il pensiero sistemico è stato a lungo relegato agli ambiti accademici, prima con una connotazione teorica e speculativa molto spinta, poi tecnica e matematica; solo negli ultimi 20 anni circa si è iniziato, soprattutto negli USA, a riversarlo in altri ambiti, come quello sociale, economico, aziendale, psico-cognitivo.
2. Il mondo dell’istruzione tende, per sua natura, ad accusare un ritardo (concetto, questo, molto sistemico) rispetto al grado di innovazione di una società e questo perché i programmi formativi, scolastici e universitari vengono concepiti per durare e la resistenza al rinnovamento è sotto gli occhi di qualunque osservatore. Quante volte avremo detto che “la scuola non è al passo con i tempi”… ?
3. Il pensiero sistemico, i suoi modelli e le sue regole per la risoluzione dei problemi sono (inizialmente) controintuitivi. Il pensiero circolare infatti non appartiene alle tradizioni culturali e scientifiche, specie occidentali, e ciò ha contribuito oltremodo a de-formare e con-formare le strategie mentali. Per contro, chi si avvicina al pensiero sistemico scopre che la sua struttura di base è semplice, a volte persino facile; la sua applicazione, invece, richiede maggior esercizio poiché la qualità dei risultati possibili può essere minata proprio dalle resistenze del vecchio modo di pensare, radicato e inefficiente.
4. Nel caso dell’Italia, paese forse più affetto di altri dal problema delle resistenze sistemiche e organizzative, occorre inoltre considerare che la disponibilità di opere di riferimento tradotte (testi, manuali, saggi, articoli, pubblicazioni digitali o su carta ecc.) è stata quasi nulla e addirittura completamente assente è stata l’offerta formativa a riguardo.
Ironia, il ritardo accusato è di carattere, guarda un po’, sistemico…
er lungo tempo il solo termine “sistema” ha richiamato aure di mistero e di fumosità, ma in realtà il pensiero sistemico è tutt’altro, esattamente il contrario: è concreto e incisivo.
Nel pensiero sistemico ” […] le cose sono chiamate con il loro nome, se una situazione è complicata come tale la si affronta, evitando di semplificarla artatamente al solo scopo di poter prendere una decisione veloce purchessia; la complessità viene rispettata e trattata come un elemento ineluttabile e infido della vita umana; non si confonde la facilità di una soluzione con la sua bontà e, della stessa, non si confonde neanche l’efficacia con l’efficienza.
Il pensiero sistemico ci aiuta a individuare le forze del sistema (create da tutti noi) e le modalità di intervento su di esso, ci ricorda che la volontà dei singoli vi si riversa con effetti spesso contrari a quelli desiderati e, per scongiurare questi pericoli, ce ne rivela le leggi profonde e le dinamiche nascoste. Non ha importanza chi siamo o cosa facciamo, quali siano le nostre competenze o la nostra professione; tutto ciò che poniamo in essere e osserviamo, nella vita personale o pubblica, nel tempo libero o nel lavoro, è innervato, scandito e diretto dalle leggi dei sistemi: il pensiero sistemico è una necessaria metaconoscenza, un’indispensabile piattaforma interdisciplinare, nessuna attività esclusa.”
– Tratto da Il Grande Spreco: progrediti ma non evoluti –